Da una recente notizia pubblicato su Panorama pare che uno spin-off italiano, in collaborazione con un’azienda statunitense, stia mettendo a punto un vaccino per SARS-CoV-2 da utilizzarsi nei gatti ed in altre specie animali.
Abbiamo chiesto una delucidazione al prof. Nicola Decaro e pubblichiamo la sua risposta:

"Come già puntualizzato nell’articolo in questione, la mia posizione è di assoluta contrarietà rispetto alla registrazione di un vaccino per COVID-19 nei gatti. È vero che questi carnivori rispetto ai cani sono più sensibili all’infezione sostenuta da SARS-CoV-2 e, in condizioni sperimentali, sono stati in grado di trasmettere all’infezione ad altri gatti messi a contatto con quelli infetti. Tuttavia, al momento, il gatto non rappresenta un pericolo per la trasmissione dell’infezione all’uomo, tanto che, a fronte di quasi 100 milioni di persine infette nel mondo, non vi è alcun caso di passaggio gatto-uomo del virus. 

Oltre all’assenza di ragioni di sanità pubblica, l’impiego di un vaccino per COVID-19 nel gatto non sarebbe giustificabile anche in base al fatto che, nei casi di infezione naturale, questa specie animale ha raramente manifestato sintomatologia clinica e quando ciò è successo, si trattava di una blanda forma clinica con guarigione dei soggetti colpiti.
Diversa è la situazione nei visoni e negli animali  negli zoo, per i  quali l’impiego del vaccino per SARS-CoV-2 potrebbe essere giustificato da motivi di sanità pubblica (il visone può fungere da amplificatore e serbatoio di SARS-CoV-2 per l’uomo e può anche generare varianti antigeniche verso le quali i vaccini in via di somministrazione o di sperimentazione potrebbero essere meno efficaci) oppure dalla necessità di tutelare specie animali, come i primati non-umani, in via di estinzione e suscettibili di forme gravi di COVID-19
."

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Fonte: 
FNOVI