Ad oggi, sono ormai ben 234 i focolai di Blue Tongue registrati negli allevamenti di ruminanti domestici in Veneto, con il rischio concreto di determinare notevoli danni al comparto agro-zootecnico, un settore che nella nostra regione vale circa 10 miliardi del PIL prodotto e che dipende in gran parte dalla capacità di salvaguardare il patrimonio zootecnico dalla diffusione di malattie infettive, unita alla conseguente attitudine imprenditoriale a garantire nella produzione la sicurezza alimentare.
A lanciare l'allarme è la FROV, la Federazione Regionale degli Ordini Veterinari del Veneto, che – in un comunicato stampa diramato in argomento –ricorda che “le normative comunitarie individuano come responsabile dei controlli pubblici nel settore della salute animale e della sicurezza alimentare, il veterinario; inteso come professionista che assicura, tramite le sue competenze e conoscenze, il supporto ai processi decisionali di natura economica e politica per la salute pubblica. Allo stesso tempo, le stesse normative comunitarie e le linee guida ministeriali, pretendono che i controlli messi in atto dall’autorità pubblica siano obbligatoriamente efficaci, ossia che siano in grado di contrastare realmente malattie infettive contagiose, al fine di garantire il rispetto delle regole previste dalle norme sulla sicurezza alimentare”.

Lo scatenarsi di un’epidemia di questa portata - scrive la FROV - dimostra che "l’efficacia dei controlli dipende anche dalle risorse messe in campo e dai relativi modelli organizzativi gestionali adottati. E qui arrivano i nodi al pettine, perché negli ultimi anni la Regione Veneto, per scelte politiche, ha sensibilmente ridimensionato la veterinaria pubblica, riducendo gli organici e le strutture complesse di riferimento, di conseguenza indebolendo la struttura di regia regionale".
Gli Ordini del Veneto fanno notare che "sono mancati il riconoscimento ed il coordinamento dei veterinari aziendali e la consueta istituzione di un tavolo di lavoro che includesse gli ordini professionali nelle discussioni e nelle misure atte al corretto e tempestivo sviluppo della campagna vaccinale".
La FROV, che ha sempre segnalato alla classe politica le gravi criticità che hanno caratterizzato la Veterinaria Pubblica e Privata in questi anni, ora chiede agli Amministratori del Veneto “di prestare più attenzione alle richieste di collaborazione che la professione veterinaria pubblica e privata lancia, considerando l’attuale situazione epidemiologia in Veneto, dove oltre alla Blue Tongue, aleggia il potenziale pericolo rappresentate da altre malattie virali, quali la West Nile e la Lumpy Skin Disease. A dimostrazione che non si deve mai abbassare la guardia”.

Leggi l'articolo completo